Come si riconosce il vero cibo naturale?

Come si riconosce il vero cibo naturale?

Negli ultimi anni l’alimentazione naturale sta prendendo sempre più piede, sintomo che l’essere umano sta riflettendo su cosa sia più giusto scegliere per il bene della propria salute e (nella migliore delle ipotesi) di quella del Pianeta.

Il mercato ‘magnereccio’ di massa si sta adeguando alla domanda e offre a destra e a manca prodotti gonfiati di ‘senza’:

• senza zucchero
• senza glutine
• senza lattosio
• senza olio di palma ecc.

Ma siamo sicuri che queste etichette siano garanzia di un cibo davvero naturale, buono per noi e per la Terra?

Proviamo a saltare oltre l’abisso dei ‘senza’ per inoltrarci nella giungla fitta degli ingredienti. Ci troveremo a farci strada, a colpi di machete, fra fronde spinose di additivi dalle più svariate fattezze: edulcoranti, coloranti, addensanti, conservanti, grassi idrogenati, glutammato e gli apparentemente innocui aromi naturali.

L’industria alimentare non ci risparmia proprio nulla, né nella composizione dei cibi, né nel loro imballaggio: fornisce opportunità di contaminazione in abbondanza, per il nostro organismo e per l’ambiente in cui viviamo.

Senza trucco e senza inganno

Il cibo naturale è il cibo dei nostri avi, il cibo delle origini, il cibo che non sfrutta ma che dona.

Il cibo naturale non può avere etichette che riportino elenchi: al massimo può sfoggiare una reputazione, il racconto di una genesi, la narrazione delle vicende di un luogo, il ritratto delle mani che lo hanno curato e custodito.

Il cibo naturale è il cibo dei nostri avi, il cibo delle origini, il cibo che non sfrutta ma che dona. È un cibo che non ha bisogno dei ‘senza’ per occupare il proprio posto nel mondo (o forse dovrei dire in cucina): si definisce da solo, con forme e colori riconducibili alle proprie radici, come un inno di imperfezione magnifica e sacra.

Alla soia ristrutturata, di cui faccio volentieri a meno, preferisco i fagioli dall’occhio o cannellini o borlotti o tondini, coltivati a 5 km da casa mia e raccolti a mano da un padre e sua figlia.

La soia ristrutturata è un granulare di soia prima essiccata, poi pressata, poi ridotta in polvere, poi “riassemblata”. È contenuta in bistecche di soia, granulare di soia, crocchette e hamburger di soia.

Ai corn flakes, che del mais conservano solo l’immagine impressa sulla scatola, sostituisco dei pop corn fatti in casa allegramente con i miei bimbi, facendo scoppiare chicchi di granturco del quale conosco la provenienza.

Al posto delle gallette di cereali opto più volentieri per dei biscotti (dolci o salati) fatti da me con farine integrali o semintegrali macinate a pietra e pochi altri ingredienti.

L’elenco potrebbe continuare a dismisura fra margharine, formaggio veg vari e veg burger sottovuoto con lo 0,05% di spirulina.

La spirulina è un’alga tropicale etichettata come super food per il suo alto valore proteico e che ora infilano ovunque, per mascherare da elisir di lunga vita anche una suola delle scarpe.

Ma non è sempre facile sfuggire alle seduzioni (leggi: imbrogli) del mercato. Il pasto bell’e pronto e processato ci strizza l’occhiolino, vuoi per i ritmi di vita che non ci permettono di dedicare troppo tempo alla cucina, vuoi per la lontananza dalla natura e dalle stagioni, chiusi come siamo nelle nostre dorate trappole urbane.

La buona notizia è che possiamo emanciparci dall’industria alimentare e tornare all’autenticità del cibo mettendo in atto alcune semplici accortezze.

Nessun alimento naturale può provenire da una fabbrica: il vero cibo naturale, senza trucco e senza inganno, arriva sulla nostra tavola direttamente dai campi e dai laboratori artigianali, subisce solo poche trasformazioni (tutte tracciabili), porta ancora in sé il battito e il respiro della terra.

Possiamo scegliere se nutrirci di vita e verità.
Tu, da che parte stai?

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